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BENVENUTI SUL MIO BLOG - Alessandra Giorda

domenica 27 ottobre 2013

IL PREZZO PIU' ALTO CHE PAGO PER LA MIA CARRIERA E' NON VEDERE I MIEI FIGLI CRESCERE GIORNO DOPO GIORNO

MASSIMO GIORDANO


Come promesso carissimi lettori,  che in questo periodo siete veramente copiosi nel seguire Il TeleVisonario2, Vi presente il famoso tenore Massimo Giordano che giovedì scorso ho avuto modo di apprezzare di persona il suo talento alla recita de "La Traviata" al Teatro Regio di Torino.(http://iltelevisionario2.blogspot.it/lirica-classica-balletti ) . Un vero talento e non figlio d'arte, ma si è costruito la sua brillante carriera grazie al talento scoperto per caso. Una bellissima storia , a tratti commovente, che si snocciola nell'intervista a seguire. Massimo ci racconta la sua ascesa dal proletariato al lusso, dai mille impegni passati ,  ai prossimi e al nuovo CD appena uscito in Italia,  ( già un grandissimo successo all'estero) dal talento alla fatica di mantenersi sempre tra i migliori del panorama lirico senza mai dimenticare il valore più grande: la sua famiglia. Leggiamo insieme l'intervista che da storie come queste c'è sempre da imparare.


D: Al Teatro Regio di Torino  con  grande successo si stanno svolgendo le recite de "La Traviata", ma non è la sua prima volta in questo prestigioso teatro 
R: A Torino ho già cantato nel 2005, ero Don Ottavio nel Don Giovanni di Mozart con Mariella Devia e la direzione di Noseda.  La mia  carriera si è poi sviluppata principalmente all'estero, ma il mio Paese mi manca, sono contento di tornare in patria, di poter cantare qui. Sono italiano e amo l'Italia, nonostante tutte le difficoltà che vi si incontrano.


D: Cosa c'è in Massimo Giordano di Alfredo Germont ?

R: Alfredo ha accompagnato le tappe della mia carriera. Debuttai il ruolo a Spoleto nel '97 vincendo il concorso Belli, ho appena inaugurato la stagione della Staatsoper di Vienna sempre con lui. Alfredo è un giovane ricco, di quella che si definisce buona famiglia, pure un po' viziato, nemmeno si chiede come possano avere quel tenore di vita lui e Violetta, capisce poco delle difficoltà dell'esistenza, si vede che è sempre vissuto nella bambagia, quanto di più lontano dalle mie origini. Vengo da una famiglia che in anni non troppo lontani si sarebbe definita 'proletaria'. Sono nato a Pompei e la mia infanzia l'ho trascorsa in un borgo alle porte di Napoli dove c'erano vere situazioni di degrado.  Quando avevo otto anni, ci siamo trasferiti a Trieste, dove mio padre era bidello al Conservatorio Tartini. Quindi, niente di più diverso: ma forse c'è qualcosa che lega me e Alfredo, entrambi crediamo nella forza dell'amore.

D: Ha solcato i palchi dei teatri più importanti del mondo, quale di questi porta nel cuore e perchè?

R: Credo mi sia impossibile fare una classifica. Ricordo l'enorme emozione del mio debutto al Metropolitan di New York, nella "Manon" di Massenet accanto a una diva come Renée Fleming. Vedevo tutta quella gente che aspettava me e riflettevo a com'era incredibile il mio destino. Altro  teatro a cui devo moltissimo è Staatsoper di Vienna  , dove canto spesso, le produzioni sono sempre importanti. Sono molto legato a quel teatro.. Penso anche alla Germania, a Berlino, alla Deutsche Oper, dove ho da poco debuttato Foresto nell'"Attila" di Verdi e dove sono stato Don Carlo, o a Monaco di Baviera, dove fra poco sarò Cavaradossi. Ruolo che la scorsa primavera ho cantato a Londra alla Royal Opera House con Angela Gheorghiu.  Non saprei proprio quale scegliere da portare nel cuore.


D: Un grande talento senza essere figlio d'arte. Quanto è stata difficile l'ascesa all'Olimpo della Lirica?

R: Non lo sapevo, ma il canto era nel mio destino. Come spesso succede quando non si nasce in un certo ambiente, la scoperta della voce si deve al caso e il contatto con la musica classica al fatto che mio padre era bidello del conservatorio. Da ragazzino io sognavo di diventare una rock star. Studiavo flauto al conservatorio, ma, onestamente, non ne ero un grande cultore. Poi, alla vigilia del diploma, un amico pianista che si divertiva ad accompagnare mio padre, che ha una bella voce da tenore leggero, nelle canzoni napoletane che lui ama ancora cantare, mi chiese se volessi provare anch'io ad accennare qualcosa. Quando aprii bocca mi disse: "Ma tu sei pazzo, cosa ci fai col flauto, devi studiare lirica". Così è cominciata, sono stato ammesso nella classe di canto e poco dopo il diploma ho vinto il concorso Belli di Spoleto, che mi ha permesso di debuttare. L'anno dopo, l'anteprima del "Werther" di Massenet al Teatro Valli a Reggio Emilia mi ha davvero spalancato le porte dei teatri. L'Opera di Roma nell'anno del Giubileo con "Le jongleur de Notre Dame" di Massenet, l'audizione con Claudio Abbado e Fenton in "Falstaff" al Festival di Salisburgo nel 2001. Certo, è molto dura mantenersi e progredire nella carriera. Soprattutto se si è al di fuori di certe dinamiche che infestano anche quest'ambiente.  Facendo i debiti scongiuri, però finora ce l'ho fatta e sono ancora qua.

D: Ha famiglia è due figli ma lei spesso è in giro per il mondo per il suo lavoro. Quanto è alto il prezzo del successo?

R: Il prezzo più alto è proprio quello di non poter godere come si vorrebbe dei propri figli. Questo è un lavoro da nomadi di lusso, i miei bambini devono andare a scuola, non possono seguirmi tranne che nei periodi delle vacanze. Non vederli crescere giorno per giorno è dura, sì, ci sono momenti in cui la mia famiglia mi manca molto, anche se facciamo il possibile per stare vicini.


D:Mi parli del nuovo CD in Italia già di grande successo in Germania. Fatiche e soddisfazioni.

R: Fatica tanta, ma pure tante soddisfazioni. Avevo sempre desiderato incidere un album da solista, finalmente, grazie a un contratto in esclusiva con un marchio importante come la BMG, il sogno si è avverato. "Amore e tormento" raccoglie quattordici arie d'opera italiane che si susseguono secondo un filo melodico, quasi senza soluzione di continuità. Ci sono le due arie di Tosca, che canto molto spesso nei teatri, o ruoli che debuttterò presto, come "Donna non vidi mai" dalla Manon Lescaut di Puccini o "La dolcissima effigie" dall'Adriana Lecouvreur di Cilea. Ma anche cose meno frequenti, come l'aria da "Le villi" di Puccini, o "Dolce notte misteriosa" da Marcella di Umberto Giordano, che è anche il video promozionale del CD. Sono io in prima persona il responsabile del progetto e così ho potuto costruire la sequenza musicale secondo la mia sensibilità di interprete. L'orchestra è quella del Maggio Musicale Fiorentino, il suo Ensemble allargato a 50 elementi, con tutte le prime parti. Il suono, secondo me, è molto bello. Abbiamo ovviamente registrato in studio, ma io cantavo con loro, niente 'overdubbing', respiravamo davvero insieme. Se questa scelta può aver portato a qualche piccola imperfezione, credo che abbia anche dato un'intensità e una freschezza all'interpretazione che altrimenti non si sarebbe avuta. Il pubblico e la critica finora ci hanno premiato. In Germania, dove l'album è uscito a maggio, siamo stabilmente ai primi posti in classifica vendite. Lo stesso in altri paesi europei. In Italia è più difficile, il mercato è più piccolo e io non sono un top seller come oltralpe.


D: Prossima Opera, quale, dove e quando?

R: Ora devo andare a Berlino per l'Aids Gala, poi a Lione e Parigi per "Norma".  Gli appuntamenti più importanti  di questa stagione saranno a primavera con due debutti: Maurizio di Sassonia in una nuova produzione di "Adriana Lecouvreur" di Cilea, con Angela Gheorghiu, alla Wiener Staatsoper, e il cavaliere Des Grieux in "Manon Lescaut" di Puccini, al Festival di Pasqua a Baden Baden, sotto la direzione di Simon Rattle alla guida dei Berliner Philarmoniker.
D: Che cosa l'appassiona del gioco degli scacchi?

R: Gli scacchi sono un gioco che richiede grande concentrazione. Questo mi consente davvero di estraniarmi da tutto in quei momenti, ma sono anche un campanello d'allarme, perché quando non riesco a concentrarmi vuol dire che sono arrivato al limite delle mie possibilità: devo staccare, riposarmi e cercare di recuperare nuove energie.








 

 

 

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