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martedì 22 gennaio 2013

IL CLAN DEI CAMORRISTI : UNA FICTION PERCHE' LA GENTE CAPISCA A FONDO COS'E' LA CAMORRA



 
                         FRANCESCO DI LEVA



Venerdì 25 gennaio in prima serata su Canale 5 andrà in onda la serie "IL CLAN DEI CAMORRISTI". Una fiction attesissima che porta a conoscenza dei segreti e degli intrighi della mala vita organizzata . Solo qualche giorno fa  i carabinieri di Casal di Principe  hanno arrestato Carmine Schiavone, il figlio di Francesco Schiavone , soprannominato Sandokan  e boss del Clan dei Casalesi . Un arresto che pone l'attenzione suo giri malavitosi della Camorra che saranno ben narrati nella fiction "IL CLAN DEI CAMORRISTI". Per l'occasione ho intervistato Francesco Di Leva che  molto ci racconta con una riflessione sui bambini dove l'innocenza della loro età è usata da chi, per fini personali, lede gli anni della spensieratezza togliendo diritto di vivere l'infanzia. Di chi usa chi non ha ancora l'età per prendere decisioni per disegnare una vita nella Camorra e segnare un destino nel baratro. 




D: Qual è il tuo ruolo nella fiction e cosa ti piace del tuo personaggio?


R: Il personaggio che interpreto si chiama Ciccio Capuano detto in italiano "lo Scuro" . Questo soprannome è per modificarlo dal personaggio reale e  perchè scuro di carattere. E' il più sanguinario tra i personaggi . E' uno di quelli che vuole raggiungere la vetta senza fare troppi giri di parole e senza troppe attese. All'interno della storia scatenerà parecchi problemi che daranno origine a numerose conseguenze. Quello che mi piace di questo personaggio è la follia  e la pazzia che ha dentro di se. 

D: Cosa vi aspettate Voi attori da questa fiction che senza dubbio sarà un successo su Canale 5 ?
R: Che la gente capisca bene cos'è la mafia e l'unione tra mafia e politica che devasta l'immagine del nostro Paese . Il fatto che venga messo in onda in prima serata, offre l'opportunità agli spettatori di apprendere una realtà  che forse non immagina e di conseguenza come tenersi a distanza e aiutare a combattere questa dolorosa piaga. Anche un piccolo gesto non è mai invano, ma tanti piccoli azioni possono diventare qualcosa di grande contro la malavita. 

D: "IL CLAN DEI CAMORRISTI" è una finzione , ma tratto da una realtà ben chiara e distinta . Ora che hai potuto capire meglio di cos'è la Camorra cosa pensi del fatto che non si riuscirà mai a debellare?


R: Queste operazioni di fiction o a teatro, come quando ho "fatto" GOMORRA",(portato in giro 5 ani per l'Europa) sono convinto siano  utili per portare attenzione a quanto detto nella risposta precedente sulla mala vita . E' un vero cancro da combattere e lo si può abbattere solo se la gente conosce. Vivo, nella realtà, in un quartiere di Napoli che è devastato dalla criminalità e sono fermo sul punto che ognuno di noi deve mettere quel granellino di sabbia che è di aiuto a combattere tanta schifezza.

D: Tu operi in tal senso con iniziative molto belle. Racconta.

R: Cerco di aiutare i bambini. C'è un'Associazione che lavora con e per loro , ho una scuola di teatro dove i bambini iniziano a recitare. Sottolineo che non necessita essere artisti o attori per essere utili nel sociale, ma ognuno di noi può dare il suo contributo nella quotidianità . L'importante è fare innamorare un bambino del proprio mestiere, che si tratti  di un attore , un idraulico  o un panettiere non ha alcuna rilevanza. 
Come diceva il grande "EDUARDO" è necessario prenderli alla radice altrimenti estirparli dopo è molto più difficile, quindi agire quando  sono bambini è la conditio sine qua non. Bisogna dare la visione che oltre alla mala vita c'è una luce, che l'aspetto di onnipotenza della Camorra non esiste . Quasi tutti i camorristi finiscono in galera e ci stanno per anni o la maggior parte muore ammazzata non raggiungendo quasi mai il trentesimo anno di età.  Non vedono i figli crescere i figli , sposarsi e costruirsi la loro vita. Non si capisce che cosa attira le persone a condurre una vita tra le braccia della Camorra.

D Secondo te qual è la risposta ? 

R: Sto scrivendo un libro con un ergastolano ( non posso fare il nome) che sostiene che tutte le persone che non ragionano sul futuro della loro vita e sono attirate dalla Camorra hanno contratto il virus delle "gioie corte",  quindi non  sono così intelligenti. Bisogna poi dividere tra i colletti bianchi e la manovalanza. Di quest'ultimi nessuno è riuscito mai a raggiungere traguardi che siano stati di garanzia per il futuro e che siano serviti a costruire qualcosa. 



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