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giovedì 9 maggio 2013

Berlusconi, l’ira dopo la condanna
«Ma non farò cadere il governo»

«Ma non farò cadere il governo»

( MARCO CONTI) La due giorni di ritiro in Abbazia, decisa dal presidente del Consiglio Enrico Letta, arriva nel momento giusto, ma non è detto che basti a recuperare il fortissimo sbandamento della maggioranza. Lo scontro in commissione Giustizia sul nome di Nitto Palma e la sentenza Mediaset hanno alzato il clima ad un livello tale da rendere più complicato anche il percorso delle riforme economiche. Una conferma si è avuta ieri durante il pranzo che Berlusconi ha organizzato a palazzo Grazioli con i ministri in quota Pdl. Il mandato del Cavaliere sull’Imu è stato chiaro: «Va abolita e va restituita quella del 2012».

PALETTI
Così come è stato confermato un «no» netto alla legge sulla cittadinanza. Tanti paletti programmatici, ma nessun accenno alle vicende giudiziarie. Una divisione netta tra governo e attività della magistratura che si è ripetuta anche nella serata di ieri dopo la conferma della sentenza di quattro anni e l’interdizione ai pubblici uffici per cinque. L’irritazione del Cavaliere è fortissima, malgrado Paolo Bonaiuti sottolinei «il senso di responsabilità» del Cavaliere e la fedelissima Laura Ravetto sostenga che si tratti di una non notizia visto come tra i ”falchi” che circondano Berlusconi, l’esito veniva dato per scontato da tempo. Mastica amaro Berlusconi soprattutto per le pene accessorie. Con chi lo chiama sfoga tutta la sua ira parlando di «persecuzione», di «irresponsabile gioco al massacro», ma aggiunge anche che «ora non possiamo fare nulla. Siamo nella mani di Napolitano» perché «se facciamo cadere questo governo Napolitano si dimette e il Pd elegge Rodotà! E poi che facciamo?». Nella «mani di Napolitano», Berlusconi ci si è messo anche su consiglio di Gianni Letta al quale ha affidato il compito di trovare con i suoi legali una soluzione alle sue vicende giudiziarie.
Costretto a vestire ancora i panni dello statista, Berlusconi spera quindi che possa trovare soddisfazione nella Cassazione. Proprio su questo aspetto è già partita la dietrologica valutazione che a sinistra si è fatta un minuto dopo l'elezione di Giorgio Santacroce a primo presidente di Cassazione. Per qualcuno si tratta di una mossa del fronte berlusconiano per creare condizioni più favorevoli nel terzo grado di giudizio sul caso Mediaset nel quale il collegio di Berlusconi si allargherà all’avvocato Coppi, il quale anche durante il processo Andreotti, ha sempre consigliato ai suoi assistiti di tenere separato il piano giudiziario da quello politico. Resta poi la speranza del verdetto che la Consulta dovrebbe dare a giugno sul conflitto di attribuzione sollevato dal governo Berlusconi contro i magistrati di Milano per legittimo impedimento. Una ragnatela di attese che spiegano perché in questo momento Berlusconi non ha nessun interesse a modificare il quadro politico e a mutare il tenore del contributo che il Pdl sta dando al governo voluto proprio dal Capo dello Stato che ha subordinato la disponibilità alla sua riconferma proprio a seguito delle rassicurazioni date dal Pdl e dal Pd. E su coloro che non manterranno fede al patto si rovescerà la reazione del capo dello Stato con le dimissioni o con il voto anticipato.
Nessun strappo e nessuna alzato di toni (ieri nessun ministro Pdl ha dichiarato sull’argomento), perché - come spiega Fabrizio Cicchitto - «non cadremo nella provocazione» «e non faremo ricadere sul governo le conseguenze di ciò che stà avvenendo sul piano politico giudiziario». Piuttosto il Cavaliere non esclude reazioni da parte del Pd che continua a subire il pressing della base non riuscendo ad organizzare nemmeno un percorso condiviso per il dopo-Bersani. Resta però un fatto che ieri tutti gli esponenti del Pd si sono cuciti la bocca sulla sentenza del Cavaliere, contribuendo anche loro ad evitare che la bufera giudiziaria si trasferisca sul governo.

BLINDATURA
Per ora la blindatura del Quirinale protegge il governo e ieri il Capo dello Stato ha pubblicamente ricordato che dopo «un anno travagliato è arrivato un nuovo governo la cui missione dovrà tradursi in risposte all'emergenza economica e sociale» e nell'attuazione «di un programma di riforme istituzionali troppo a lungo attese e non conseguite». Dopo il ritiro con i ministri Letta ha il compito di accelerare presentando, prima in consiglio dei ministri e poi in Parlamento, un pacchetto di riforme non solo economiche, ma anche e, soprattutto, istituzionali.
 
fonte Il Messaggero
 
 

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